Oggi possiamo godere di una maggior libertà di spostamento, che ci permette di approfittare di spazi ampi, nella natura, e ci dona l’occasione di esercitare la vista e l’udito, i due sensi che ci mettono in contatto con l’ambiente esterno. Vorrei soffermarmi sull’udito, in cui l’accoglienza sensoriale non è inizialmente di facile applicazione. Vedremo perché.
Quando ci riferiamo alle sensazioni utilizziamo propriamente il termine di accoglienza, che sottolinea la disponibilità della persona a ricevere lo stimolo sensoriale nella sua integralità. L’accoglienza sensoriale realizza nella persona uno stato di ricettività pura. Lo stimolo uditivo tocca l’organo preposto all’ascolto, che trasformatosi in impulso nervoso , sarà rapidamente elaborato dalla corteccia cerebrale e immagazzinato nella memoria.
L’ accoglienza sensoriale, come abbiamo già scritto, è un atto semplice poiché richiede solo la disponibilità della persona alla sensazione presente. In realtà è un atto neurologicamente importante e arricchente, che coinvolge diverse aree nervose e va a nutrire il patrimonio sensoriale.
La semplicità non è mai banalità.
Invito a dedicare qualche minuto ad una esperienza di accoglienza uditiva:
- Sedetevi comodi, all’aperto, in riva al fiume, su una panchina, sul balcone di casa.
- Sentite la vostra seduta, prendete coscienza dei punti di appoggio: i piedi al suolo, eventualmente la schiena contro lo schienale, la seduta.
- Provate a lasciare il vostro peso in corrispondenza di questi appoggi, permettendo alle tensioni fisiche, spesso non consapevoli, di lasciare la loro presa
Fate tutto questo senza sforzo
Lasciate che le vostre orecchie si aprano come delle finestre, e accogliete i rumori
del momento presente. Voi siete come antenne che captano ma non cercano, né rincorrono le onde sonore. L’antenna è ben piantata al suolo e riceve tutto ciò che ha la possibilità di
captare, senza alcuna distinzione. Anche i nostri punti di appoggio, ben sentiti fisicamente, ci aiutano a non lasciarci “portare via” dai rumori, a non inseguirli con la nostra attenzione, che
spontaneamente li individua.
Provate invece a ricevere semplicemente l’ambiente sonoro, nella sua globalità.
La difficoltà a cui accennavo prima risiede proprio nel mantenere, per un tempo limitato, l’apertura ai suoni con una attitudine da antenna che, stabile nel suo posto, riceve tali stimoli.
Vi invito anche ad accogliere il silenzio: potrà essere una esperienza interessante. Sta a voi coglierne i frutti.
Mi piace sottolineare che qualche istante di ricettività pura fa del bene alla nostra attività mentale, poiché la mette a riposo (un riposo che non è passività) e le fornisce del materiale necessario alla sua creatività. La ricettività è l’ossigeno del cervello.
Non si dice forse “lasciarsi ispirare”? Questo verbo esprime in modo efficace il significato dell’atteggiamento ricettivo.
“La ricettività è tutto” R. Vittoz
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Photo by Muhammad Usman on Unsplash