La vacanza è uno spazio in cui viviamo il riposo necessario e vagheggiato.
A questo riguardo desidero soffermarmi sul verbo RIPOSARE.
Dalla analisi del verbo emerge una considerazione semplice ma interessante: ri-posarsi implica il potersi fermare, posarsi e prolungare tale atteggiamento per un certo tempo. Il verbo ha un chiaro riferimento “corporeo”.
Abbiamo precedentemente sottolineato che un corpo può posarsi quando ha dei punti di appoggio. Ora nella posizione seduta i piedi si appoggiano al suolo, la schiena allo schienale e la seduta vera e propria prende contatto con l’orizzontalità della sedia. In corrispondenza di tali punti proviamo a lasciare il nostro peso, cioè ad affidare ad essi il nostro corpo, confidando che tali sostegni sono solidi e sicuri.
Vi esorto a seguire questo invito ogni volta che vi sedete. In tale modo la seduta permetterà al corpo di distendersi, di rilassarsi. Lasciare il proprio peso significa mettere a riposo ossa, muscoli e articolazioni: provate ora a sentire tutto il vostro corpo, nel suo insieme, grazie a uno “sguardo sensoriale” che procede dalla testa e scende fino ai piedi. Successivamente provate a dimorare in questa sensazione globale del corpo, senza alcuna forzatura. Rimanete quindi semplicemente presenti al vostro corpo seduto.
E’ interessante prendere atto che , mentre noi forse valutiamo tale momento come inattivo, spesso in senso negativo, il nostro cervello è in piena azione, in quanto registra le sensazioni corporee senza interruzione. Il cervello è in uno stato ricettivo, non emissivo, poiché non elabora idee ma immagazzina delle risorse che sono le sensazioni.
Offriamoci questo momento di “far niente”, (così nominato in perfetto italiano dagli amici francesi), prima di immergerci in una lettura o per riposarci un poco, in vista di una nuova attività. Oppure semplicemente per recuperare la presenza a noi stessi, grazie alla sensazione del corpo posato e accolto nella sua totalità.
Il cervello, per lavorare al meglio, ha bisogno di un corpo sentito grazie ad appoggi sicuri. Qualunque postura (in piedi, seduta, sdraiata) presenta dei punti di appoggio: proviamo a individuarli e a lasciarci sostenere da essi. Diamo “fiducia” agli appoggi…
La lettura del libro che abbiamo programmato sarà senz’altro soddisfacente e meno stancante: l’impegno mentale richiesto dalla lettura necessita di uno stato ricettivo corretto. Sentire il proprio corpo senza tensione, ci pone in una condizione ricettiva ottimale. E voi, volete provare il passaggio plastico e leggero, senza tensione, dallo stato ricettivo allo stato emissivo? Dalla presenza corporea alla attività astratta?
Lapidario il dott Vittoz scriveva: “Voi avrete più emissività quando avrete più ricettività”
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Photo by Kinga Cichewicz on Unsplash