Scrive Emanuel Carrère nel suo ultimo libro YOGA “Ci sono sempre sensazioni, in ogni millimetro del nostro corpo. Sulla superficie della vostra pelle, all’interno del vostro corpo”.
Il recettore sensoriale capta lo stimolo che, dal corpo, ascende alla corteccia cerebrale tramite la fibra nervosa, per essere processato. Tale meccanismo coinvolge tutta la persona, nella sua dimensione mentale e fisica. In tal modo si realizza nell’immediato una collaborazione fisiologica corpo/cervello.
Un simile processo non può che suscitare il nostro stupore.
Si legge che noi sfruttiamo solo una piccola parte delle nostre capacità mentali. La nostra mente è quotidianamente molto attiva, anche troppo, e abitata da pensieri ricorrenti e sovente confusi. Tale “ruminazione mentale” non apporta alcun frutto se non un senso di frustrazione, di perdita di tempo e soprattutto di fatica.
Il Metodo Vittoz ha a cuore il buon funzionamento mentale e, per raggiungere tale scopo, usa la nostra capacità sensoriale. Essa è una facoltà innata, che può soccorrerci sempre.
I nostri pensieri eccessivi sono ben rappresentati dalla immagine di un pallone gonfiato ad aria, che si alza in cielo allontanandosi dalla superficie terrestre. Per ritornare a terra, il pallone ha bisogno di un peso che lo ancori al suolo.
Il nostro corpo è l’àncora dei pensieri.
Quando la mente è satura di pensieri, proviamo a “scendere” nelle sensazioni del presente. Proviamo a essere presenti a noi stessi, seduti o in piedi, sentendo ad esempio l’appoggio dei piedi al suolo, il movimento articolare dei piedi che si alternano nella camminata, oppure, come suggeriva il dott Vittoz, le sensazioni che animano le nostre azioni (la disinfezione delle mani, ad esempio?).
Vi invito a sperimentare questa discesa nelle sensazioni più volte al giorno, con pazienza.
“Almeno provate” scriveva il dottor Vittoz, sottolineando la necessità della esperienza personale.
Vivere il presente significa accogliere le sensazioni del qui e ora. Esse sono l’àncora dei nostri pensieri, il sostegno alla mente affaticata.
Photo by Michał Parzuchowski on Unsplash
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